Davos è diventata una calamita per gli ospiti ebrei ortodossi provenienti da tutto il mondo. Durante l'estate, circa 3'000 ospiti ebrei trascorrono le vacanze nelle località grigionese, dove trovano una sinagoga e negozi di generi alimentari kosher. Tuttavia, continuano a circolare accuse di antisemitismo. L'ultima volta è accaduto nel febbraio 2024, perché un negozio di articoli sportivi ha rifiutato di noleggiare slitte agli ospiti ebrei. "Se una persona fa un grosso errore, non vuol dire che l'intera città sia antisemita", sottolinea l'ex direttore dell'organizzazione turistica Reto Branschi. "Davos non è antisemita", conferma lo studioso di religioni Michael Blume. La questione è delicata. Molti abitanti non osano più parlare in pubblico dell'argomento. Alcuni dicono che tutti gli ospiti sono i benvenuti. Altri pensano che gli ospiti ebrei ortodossi siano scortesi, che lascino la spazzatura e non salutino. Gli ospiti ebrei ortodossi si godono le montagne, seguono le loro 613 regole religiose ed evitano le telecamere. Tuttavia, siamo riusciti a parlare con agricoltori, ristoratori, turisti e a farci un'idea delle quotidianità delle vacanze di una famiglia ortodossa israeliana. L'anno scorso Davos Turismo Reto Branschi ha dato vita ad una task force con il famoso l'ex segretario di Stato svizzero agli affari esteri e professore di negoziazione e gestione dei conflitti Michael Ambühl. La task force, dopo aver coinvolto tutte le parti (sia locali che ospiti ebrei ortodossi) ha elaborato 10 misure che dovrebbero aiutare a migliorare la situazione a Davos. Ci si affida inoltre ai mediatori della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI). Durante l'alta stagione — quest'anno dalla metà alla fine di agosto — essi erano dislocati in luoghi della città per consigliano gli ospiti provenienti da tutto il mondo. Le azioni sono attualmente in corso di valutazione e i risultati saranno presentati alla task force nel corso dell'autunno.